L'informazione, e la politica non istituzionale
Spinto da un post letto su Instagram e un po’ da curiosità, oggi ho comprato per la prima volta una copia di Left. Curiosità che era spinta anche dalla tagline “L'unico giornale di sinistra.” Per poi finire per essere deluso quando leggendolo mi accorgo che per una prima metà parla di politica istituzionale con riguardo ai diritti civili, e che per la seconda parte scrive le solite minchiatine sugli esteri, società e cultura.
Sempre per curiosità, ho preso l'abitudine di fare ricerca su chi crea i contenuti di cui usufruisco, "di chi è" il giornale, la musica, la televisione. E ricercando la persona che detiene _economicamente_ il potere sull'azienda, e indagando su di essa, si capisce meglio anche quello che l'azienda farà o non farà.
Per esempio, nel caso di Left, da una rapida ricerca risulta che sia di proprietà di Matteo Fago. Ebbene, ricercandolo salta fuori che è un personaggio dalle multiple sfaccettature: in gioventù attore, da studente innovatore digitale (o meglio, uno di quelli che hanno preso quello che altri avevano già fatto in america e importato in italia), e da grande imprenditore nell'editoria. In particolare sul suo blog scrive articoli riguardanti cosa vuol dire essere una startup e sul ruolo delle startup in Italia. Aldilà delle considerazioni che ho in quanto programmatore, quello che posso capire è che Left è fondamentalmente di stampo liberale. Anche socialista se vogliamo, all'avanguardia, certo, ma mai di vera critica allo stato italiano, e per questo motivo mi pare abbastanza ironico il sottotitolo "L’unico giornale di sinistra.”
Mentre viaggio tra Firenze e Bologna, mi domando come si può cercare di costruire un tipo di informazione che esca dalla politica istituzionale, che esca dall'analisi dal punto di vista ideologico, e che cerchi di fare un'ispezione sulle cause vere dietro a ciò che accade nel nostro mondo. Un tipo di informazione che smetta di credere che le battaglie politiche si combattano in parlamento. Un tipo di informazione che si concentri sugli spostamenti e sulle origini del Capitale oggi.
Nel frattempo, finché questo tipo di informazione non esiste, ho deciso di provare ad abbonarmi al manifesto in versione digitale, che seppur trattando anch'esso fondamentalmente di politica istituzionale (dopotutto nasce pur sempre da una costola del PCI), lo fa con un ottica e un commento che non mi dà fastidio al solo pensiero - e soprattutto non è gestita da un presunto "imprenditore benefattore"/Benevolente Dittatore A Vita (BDFL).
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